APNEE NOTTURNE
29 Novembre 2015 Stefano Pagliarini 0 Comments
Apnee notturne
F.S è un uomo di mezza età che si presenta nel mio studio per un problema di lombalgia e cervicalgia. Dall’anmnesi riferisce di dormire male a causa di fastidiose(soprattutto per la sua compagna) apnee notturne che lo portano a russare sonoramente e ad avere un sonno limitato nel tempo e nella sua qualità. Dopo un paio di sedute i problemi di schiena e collo sono risolti ed inoltre riferisce di dormire meglio: è convinto che le apnee notturne siano diminuite. Gli chiedo di venir accompagnato la volta successiva dalla sua compagna per accertarmi meglio.
Le apnee notturne sono una patologia alquanto fastidiosa e nociva. Infatti i continui risvegli dovuti alla momentanea mancanza di ossigeno impediscono di raggiungere la fase più importante del sonno :la fase REM (rapid eye movement)quella nella quale gli occhi si muovono rapidamente e compaiono i sogni. Questa fase è molto importante perchè è nel sonno più profondo che vengono liberati tutta una serie di ormoni molto importanti per la ricostruzione e la riparazione dei sistemi sollecitati durante il giorno. A lungo andare si crea uno squilibrio che può portare ad una sindrome neurovegetativa distonica con conseguenze fastidiose come l’elevato livello delle catecolamine e effetti collaterali quali ipertensione, la diminuzione dell’efficienza immunitaria fino anche al diabete.
Ci sono due tipi di apnea notturna, una centrale che è causata cioè da un errato segnale di respirazione che arriva dal cervello e può essere indotto da farmaci o da malattie neuro degenerative e una ostruttiva che è causata dal collassare del velo palatino che va ad ostruire il passaggio d’aria verso i polmoni.
Il velo palatino è una aponeurosi (tessuto connettivo) tenuto in tensione da un muscolo chiamato appunto tensore del velo palatino. Questo muscolo è innervato dal nervo faciale ed è inserito sulla rocca petrosa dell’osso temporale. Lo scarso tono di questo muscolo può quindi dipendere da due fattori: il primo una poco efficiente funzionalità del nervo faciale ed il secondo una scarsa mobilità delle ossa temporali che ne determinano uno stato di accorciamento perenne.
Il lavoro su F.S. è stato quello di liberare i passaggi più critici del nervo faciale e ridare ampiezza al movimento craniosacrale.
Il trattamento è stato così efficace che F.S. ha disdetto la visita presso il chirurgo che lo voleva operare e con grande sollievo della sua compagna ora non russa più. Dal mio punto di vista ora vedo una persona con lo sguardo molto più luminoso e vivace, sento molta più energia e voglia di vivere in un uomo che fino a qualche mese fa era spento e depresso.