Infiammazione cronica e tratto gastro intestinale
4 Dicembre 2015 Stefano Pagliarini 0 Comments
INFIAMMAZIONE ACUTA E CRONICA
L’infiammazione acuta se non risolta si trasforma in infiammazione cronica
L’infiammazione è una risposta naturale del corpo per combattere gli attacchi batteriologici o contrastare danni fisici causati da agenti esterni al nostro corpo. Si distingue in infiammazione acuta ed infiammazione cronica.
– L’infiammazione acuta si suddivide in tre fasi: una fase di difesa (ad opera del sistema immunitario); una fase di ricostruzione dei tessuti (ad opera delle cellule); una fase di ritorno alla normalità (parametri che tornano alla norma).
– L’infiammazione cronica non ha delle fasi progressive ma rappresenta uno stato permanente di allarme, durante il quale il nostro organismo attiva gli stessi strumenti dell’infiammazione acuta, senza però giungere ad una fase di ricostruzione o di ritorno alla normalità (infiammazione perenne).
Ma cosa accade al nostro corpo in caso d’infiammazione?
Innanzitutto le cause che possono generare una risposta infiammatoria acuta possono riguardare le infezioni da virus, batteri o funghi (esempio la candida), traumi (ferite), presenza di corpi estranei (schegge o sporcizia), reazioni immunitarie (allergie) o la causa di necrosi tissutale (cancrena).
Approfondimento tecnico.
Le cellule in prossimità dell’evento scatenante, attivano dei mediatori dell’infiammazione che hanno il compito di predisporre i tessuti interessati alla risposta immunitaria. Le cellule difatti, tramite l’acido arachidonico (presente sulle membrane) producono prostaglandine, trombossani e leucotrieni (rif. pag. 101), immettendoli nella matrice extracellulare.
Tali mediatori aumentano la permeabilità delle pareti dei vasi sanguigni, permettendo ai neutrofili (che appartengono alla famiglia dei leucociti) di uscire dal torrente venoso e penetrare nella matrice, fino al punto dove ha avuto inizio l’infiammazione.
I leucociti richiamano (con dei segnali chimici dette citochine) altre cellule del sistema immunitario come i basofili, i mastociti e i linfociti (in base al tipo di agente patogeno da sconfiggere).
Inoltre quando i mediatori aumentano il volume della matrice cellulare, stimolando la creazione di nuovi vasi (per facilitare l’arrivo di nuovi linfociti presenti nel sangue), riescono a far aumentare la temperatura del tessuto interessato.
L’infiammazione acuta è fondamentale per rendere inospitale il terreno di battaglia ai batteri patogeni, rendendo più efficace la risposta immunitaria. Purtroppo però il tessuto riporta dei danni strutturali (proteine fibrose) per colpa dei radicali liberi (prodotti dai macrofagi) e delle scorie acide. Per cui, una volta terminata l’infiammazione acuta , la matrice sarà riparata grazie ai fibroblasti (cellule che producono proteine fibrose). Se tutto va nel migliore dei modi, l’infiammazione acuta avrà termine, la matrice sarà ricostruita (pur lasciando qualche piccola cicatrice) e le cellule riprenderanno a replicarsi, per sostituire quelle morte.
Il tessuto infiammato tornerà allo stato pre-infiammatorio, quindi il gonfiore terminerà ed i vasi sanguigni riacquisteranno la loro normale permeabilità. Quando invece la fase acuta dell’infiammazione non termina con un ripristino delle funzioni, ma semplicemente cala d’intensità (non risolvendosi completamente), essa si trasforma in infiammazione cronica.
L’infiammazione cronica
L’infiammazione cronica si differenzia dall’infiammazione acuta soprattutto per la sua mancanza di sintomi e dalla persistenza, che non trova una risoluzione dell’evento. Difatti è un processo infiammatorio silente, non avvertito dal soggetto, in quanto non genera dolori specifici, tipo arrossamenti o tumefazioni evidenti, mantenendo però il tessuto interessato in uno stato infiammato. Ciò significa che la matrice extracellulare risulterà fortemente idratata; persisterà una maggiore permeabilità vasale (dei vasi sanguigni) e saranno ancora presenti i macrofagi attirati da segnali chimici emessi dalle cellule in allerta.
Approfondimento tecnico.
I tessuti coinvolti nell’infiammazione cronica saranno colonizzati massicciamente da: Ros (radicali liberi), citochine, prodotti dell’acido arachidonico (leucotrieni, prostaglandine e trombossani) e proteine pro-infiammatorie. Lo stallo (stato di equilibrio dove sembra che nessuno possa avere la meglio) è dovuto alla continua presenza di un elemento scatenante (batterio o fungo) e dalla richiesta delle cellule morenti di un intervento dei macrofagi (che si occupano anche di assorbire i residui delle cellule morte).
Un’altra conseguenza importante dell’infiammazione acuta e cronica è rappresentata dalla modifica dell’equilibrio osmolare tra le cellule e la matrice extracellulare, che causa la depolarizzazione della cellula (con modifica del potenziale di membrana; rif. pag. 54) e gli effetti di raggrinzimento e rigonfiamento cellulare.
Le funzioni enzimatiche delle cellule risentono pesantemente della condizione di stress, peggiorando la funzionalità dell’intera cellula (compresa quella dei mitocondri, destinati così alla disfunzione), amplificando in tal modo l’effetto dell’infiammazione. Un altro elemento esplosivo che si aggiunge al quadro esposto è l’intervento dell’ormone cortisolo, secreto dalle ghiandole surrenali al fine d’inibire la produzione dei linfociti T, diminuendo la risposta immunitaria dell’organismo per abbassare l’infiammazione cronica.
Purtroppo questo non fa che aggravare il quadro clinico, perché il cortisolo aumenta la produzione di glucosio endemico (smontando muscoli e matrice), attivando alcuni fattori che promuovono l’infiammazione (il glucosio). L’infiammazione cronica è difatti la causa principale della modifica della circadianità del cortisolo.
Un altro fondamentale pilastro dell’infiammazione cronica è dato dall’obesità, che contribuisce in maniera significativa al fenomeno infiammatorio.
L’INFIAMMAZIONE CRONICA CAUSATA DALL’ISTAMINA
Il motivo principale della comparsa dell’infiammazione cronica va attribuita all’azione dell’istamina nel nostro corpo. Difatti tale ammina biogena agisce direttamente sul sistema immunitario promuovendo la produzione dei linfociti Th2 e dei mastociti. Il compito dei Linfociti Th2 è quella di difenderci da attacchi batterici, essendo quindi in grado di attivare una cascata di reazioni enzimatiche che richiamano in loco altre cellule del sistema immunitario e di citochine infiammatorie. I mastociti sono invece direttamente responsabili del fenomeno di vasodilatazione dei capillari e di essudazione della linfa nei tessuti infiammati. Inoltre rilasciano altra istamina, eparina (rende il sangue più fluido) e acido arachidonico (omega 6 infiammatorio), che inducono le cellule a rilasciare altre citochine infiammatorie.
L’infiammazione cronica di derivazione adiposa
Per molto tempo, si é pensato che i depositi di grasso rappresentassero solo una riserva di calorie per il nostro corpo. Negli ultimi anni gli scienziati hanno focalizzato le ricerche sul ruolo attivo che il grasso ha nella produzione di agenti infiammatori (vista la correlazione tra obesità e gravi malattie).
In vari studi è stata accertata una differenza tra il grasso viscerale androide (presente principalmente nell’uomo e nelle donne post-menopausa e quello sotto cutaneo (compreso il ginoide; rif. pag. 262). La differenza consiste principalmente nella dimensione degli adipociti (cellule del grasso), che risultano più piccole nel primo caso e più grandi nel secondo. Ciò sembra creare una maggiore produzione di elementi infiammatori, nel caso del grasso androide e meno in quello sottocutaneo. Ciò è causato dalla maggiore quantità di macrofagi richiamati dagli adipociti, per svolgere il compito di spazzini e rimuovere i resti delle cellule che si suicidano (apoptosi). Tali macrofagi producono proteine come l’interleuchina-6, capace di attivare sia l’infiammazione cronica, che la produzione da parte del fegato di proteine infiammatorie come la proteina C reattiva (test di maggiore utilizzo per la verifica dell’infiammazione).
L’aumento della mortalità delle cellule adipose è causato dallo stress dell’insulina (che si attiva dopo un pasto di carboidrati), che induce le cellule adipose ad immagazzinare sempre più grasso (fino a farle morire). Infatti le cellule del grasso viscerale sono le più sensibili all’azione dell’insulina e per questo motivo il grasso androide genera più infiammazioni.
Le malattie collegate all’infiammazione cronica
L’infiammazione cronica è la concausa di tutte le malattie conosciute, in quanto rappresenta (insieme all’acidosi tissutale) il terreno ideale per il loro sviluppo. Risulta in ogni caso direttamente responsabile di malattie quali l’aterosclerosi, il diabete, il tumore, la vasculite, la setticemia, la psoriasi, l’artrite reumatoide, l’artrosi, le infiammazioni intestinali (Morbo di Krohn), le emorroidi, la cellulite, etc. Inoltre l’infiammazione cronica, promuove la produzione di linfociti Th2, inibendo la produzione dei linfociti Th1 ed inducendo quindi un grave squilibrio nel sistema immunitario. Infine può causare ritenzione idrica, un effetto indesiderato in quelle persone, che pur iniziando un regime alimentare senza carboidrati, vede in alcuni giorni, aumentare il peso, senza una ragione logica (magari dopo aver mangiato petto di pollo e insalata).
Il consumo di amidi e zuccheri causa l’infiammazione acuta e cronica
Qualche capitolo fa abbiamo affrontato il problema dell’infiammazione cronica (rif. pag. 324), che rappresenta indubbiamente una delle malattie degenerative più pericolose per la nostra salute. Tale stato patologico è caratterizzato da un aumento della quantità di acqua nella matrice extracellulare, che a sua volta causa l’effetto di raggrinzimento ed espansione del volume cellulare, invertendo la polarità della cellula.
Gli effetti sono dovuti alla modifica dell’equilibrio tra la matrice extracellulare e le stesse cellule, a seguito di una quantità eccessiva di acqua e di gradienti non corretti (sodio e potassio; rif. pag. 61). Ciò causa uno stress eccessivo alle cellule, portandole all’apoptosi e quindi in ultimo alla senescenza (rif. pag. 173).
Avrete sicuramente notato che gli anziani, nonostante non mangino molto, spesso sono gonfi, doloranti e con problemi di deambulazione. Ebbene, oggi sappiamo che tale stato patologico di infiammazione cronica diventa irreversibile, subendo un’accelerazione devastante che conduce alla morte.
Quello che non ci dicono i medici, è che i carboidrati con il meccanismo della ritenzione idrica, simulano lo stato cronico dell’infiammazione (pur non avendone le cause patologiche), inducendo però il nostro corpo a subirne comunque gli effetti.
La prova è davanti ai nostri occhi. Osservate le persone che ci sono accanto. Le persone obese o in soprappeso, ma anche le persone magre, dopo i 30 anni iniziano ad avere l’ovale del viso gonfio, un colore della pelle non più roseo (grigio rossastro).
Ciò perché i nostri tessuti sono pieni di acqua. Un po’ come succede con gli animali di allevamento.
Chi ha avuto la fortuna di mangiare carne di pollo allevato da contadini, avrà notato una certa differenza con l’equivalente acquistato nel supermercato. La prima è molto più dura e non si stacca dall’osso, l’altra invece è più morbida (quasi gelatinosa) e si stacca facilmente.
Sapete cosa mangiano i polli allevati per il canale distributivo del supermercato?
Cereali! Lo stesso accade con la carne di manzo, che quando la cuocete in padella è come se si ritirasse.
Questi animali sono allevati solo a cereali, così crescono più in fretta e quando sono venduti, pesano di più (perché sono pieni di acqua). Ebbene, quando noi mangiamo cereali, il nostro corpo reagisce esattamente allo stesso modo.
Sostanzialmente siamo polli allevati a cereali!
Inoltre i cereali promuovo l’infiammazione cronica, in quanto aumentano la produzione di istamina nel nostro corpo. Ricorderete che la disbiosi intestinale (promossa dagli amidi) aumenta la putrefazione delle proteine ingerite, trasformandole in ammine biogene. La più pericolosa tra queste è l’istamina, che potrebbe essere inattivata dall’enzima Dao (diaminoossidasi), azione ostacolata se il bolo alimentare è troppo acido (quando ingeriamo ad esempio zuccheri). L’istamina provoca una risposta immunitaria eccessiva da parte dei linfociti Th2 e dei mastociti, che inducono l’infiammazione cronica nel nostro corpo. Inoltre il cortisolo, attivato dopo il calo glicemico (dovuto all’eccessiva circolazione dell’insulina dopo un pasto ad alto indice glicemico) distrugge i linfociti Th1, squilibrando il sistema immunitario con l’aumento della produzione dei linfociti Th2 (in pratica altra istamina).
L’integrazione può essere un valido aiuto su vari fronti per prevenire e curare l’infiammazione acuta e cronica.
1) I micronutrienti fondamentali per contrastare l’infiammazione acuta e cronica:
– La vitamina D che permette la modulazione del sistema immunitario contrastando l’infiammazione. Difatti essa interagisce con i linfociti richiamati in sito e con le interleuchine che aumentano e promuovo i fattori infiammatori.
– Gli omega 3, perché diminuiscono la produzione di eicosanoidi cattivi, ad opera degli omega 6.
– Il potassio, in modo di aumentare la quantità di questo minerale all’interno delle cellule proteggendole in questo modo dall’azione violenta dell’insulina (azione osmolare).
2) Contrastare la formazione di radicali liberi, la cui produzione è maggiore nelle fasi infiammatorie. Elenco dei nutrienti necessari: esperidina, picnogenolo, quercetina, resveratrolo, epigallocatechina gallato, chiodi di garofano, origano, cannella, pepe nero, curcuma, taurina, N-acetil cisteina, molibdeno, selenio, cromo, coenzima Q10, acido alphalipoico, vitamina E, vitamina C, vitamina A.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo Il tumore e l’integrazione.
3) Contrastare le infiammazioni ripristinando l’omeostasi dei tessuti, utilizzando le spezie per il loro potere antinfiammatorio.
Elenco dei nutrienti necessari: vitamina B9, chiodi di garofano, origano, zenzero, cannella, pepe nero.
Le spiegazioni sul loro effetto le trovate nel capitolo Le malattie intestinali e l’integrazione.